domenica 5 novembre 2017
Prove Tecniche
Se nei prossimi giorni doveste imbattervi in grossi cambiamenti del blog non vi scandalizzate, sono sempre io, solo che per questo ritorno di soppiatto vorrei cambiare un po' di cose.
Purtroppo rentoportento.blogspot.com non potrà mai essere riutilizzato, ma volevo dare uno scossone al tutto e cercare un nome che più potesse piacermi. Non che il nome sia tutto eh, però sicuramente ha il suo piccolo peso.
Ricapitolando: nei prossimi giorni potrebbero essere dei cambiamenti sostanziali per quanto riguarda l'aspetto e "l'anagrafica" del blog!
(no, non sono nuovamente scomparso e che non mi andava di postare roba visto le mie intenzioni di restyling).
lunedì 23 ottobre 2017
Abe Sapien - Il mistero dell'acqua (2008)
Il prossimo 15 febbraio uscirà nelle sale italiane The Shape of Water, ultima fatica di Gulliermo del Toro. Chi ha avuto il piacere di gustarsi il trailer, avrà notato una certa somiglianza con la creatura del film e Abe Sapien, personaggio legato all'universo di HellBoy creato da Mike Mignola.
Non è ancora chiaro se la somiglianza con Abe faccia di The Shape of Water uno spin-off di HellBoy, fatto sta che questa peculiarita della pellicola mi ha incuriosito a tal punto da recuperare la serie a fumetti dedicata interamente alla creatura marina.
Edita ovviamente dalla Dark Horse, Abe Sapien debutta nel 2008 con una storia che porta per la prima volta in azione Abe in solitaria, dopo che alcuni problemi in Cina lo avevano tenuto totalmente fuori dalle tipiche avventure di HellBoy.
Le storie sono quasi tutte scritte da Mignola, mentre i disegni sono affidati Jason Shawn Alexander. La prima run intitolata The Drowning, si apre appunto con Abe che riceve un incarico dal professor Bruttenholm. La creatura acquatica si troverà a fronteggiare uno strano spirito che continua a reincarnarsi dall'alba dei tempi, che per un caso non troppo fortuito finisce sull'isola di San Sebastiene, da qui si innescano tutta una serie di eventi che porteranno Abe a scoprire sempre di più sullo spirito e in maniera trasversa anche sé stesso.
Mi ha colpito molto la rappresentazione dell'isola, di evidente denominazione francese, che ricorda non troppo velatamente Mont Saint-Michel, una piccola isola della francia che somiglia molto al luogo della vicenda e che nasconde anche essa una storia travagliata e al limite del paranormale.
La storia è in pieno stile Mignola. La struttura è tipica, ma nonostante gli stilemi che hanno reso celebre il creatore di HellBoy, la trama non risulta ripetitiva.
Abe è raccontato magistralmente e con l'avanzare delle tavole scopriamo sempre di più su un personaggio talvolta trascurato. Le insicurezze dell'anfibio vengono a galla in un tetro dialogo con se stesso che accompagna tutti i numeri della run, in cui Abe è combattuto tra il suo coraggio nascosto e la sua tipica prudenza.
I disegni di Alexander sono molto ben curati, soprattutto quando sulla tavola compaiono gli spiriti.
Ho sempre apprezzato l'universo di HellBoy perché a differenza di tanti altri riesce ad essere sempre coerente, anche dal punto di vista grafico, con le dovute eccezioni.
Ovviamente, almeno da quello che si evince nel trailer, The Shape of Water avrà poco a che vedere con l'universo narrativo riguardante il diavolo rosso, sebbene l'attore che ha interpretato Abe in HellBoy è lo stesso che interpreterà la creatura acquatica nel film di Del Toro. Mi incuriosisce comunque la scelta del regista di utilizzare un personaggio che esteticamente ha già diretto, un'autocitazione che sono sicuro farà parlare di sé.
Abe Sapien in Italia è stato pubblicato da MagicPress nel formato in cui trovate anche le storie di B.R.P.D. e HellBoy. Il primo volume è intitolato Il mistero dell'acqua ed è disponibile su Amazon e se siete fortunati come me anche nella vostra fumetteria di fiducia!
domenica 22 ottobre 2017
A volte ri-ritornano!
Non potete immaginare quanto sia
assurdo e pesante scrivere questo post.
No, non ricordo neanche perché
abbandonai il blog dopo essere riuscito a superare il fatto che mi
avessero cancellato il precedente.
Con ogni probabilità sono stato un
lavativo, ma invece do ascolto alla mia memoria bugiarda e dirò che
in realtà non era la stessa cosa. RentoPortento era tutta un’altra
cosa, anche perché era il nome che mi porto dietro praticamente da
sempre.
Motivazione insulsa, ma che almeno mi
fa sentire meno in colpa.
Perché dovrebbe essere pesante
scrivere un post? Perché è un po’ come quando sei in una
relazione, una di quelle storie tira e molla; adesso mi sento un po’
il ragazzetto stronzo che torna con la coda tra le gambe dalla
fidanzatina. Sì, una roba strana e anche abbastanza creepy, ma è
più o meno come mi sento in questo momento.
Di acqua sotto i ponti ne è passata,
molte cose sono cambiate e questo blog per forza di cose andava
ripreso. Il motivo principale è che, visto il mio nuovo lavoro, sono
riuscito a iscrivermi a un corso di sceneggiatura e storytelling,
qualcosa che desideravo probabilmente da sempre.
Cosa c’entrerà questo corso? Ho la
necessità di mettere nero su bianco tutto quello che guardo, leggo e
ascolto. Un po’ come se trasformassi tutto questo in un
eserciziario, da tenere aggiornato con costanza.
Potrebbe sembrare un imposizione, una
sorta di compito a casa del corso di sceneggiatura. Il fatto è che
punto molto su questa nuova avventura (non avrei mai pensato di usare
una frase del genere, mi fa sentire terribilmente vecchio).
Disciplinare me stesso fa semplicemente
parte di un processo di responsabilizzazione figlio della voglia di
fare. No, questo corso non è la mia ultima spiaggia, d’altronde ho
25 anni, ma è qualcosa in cui credo fortemente.
Ovviamente mi scuso con tutti coloro
che tenevano a questo blog, seppure in modo marginale.
Visto che si tratterà di un vero e
proprio esercizio del corso di sceneggiatura conto di non sparire
questa volta, anche se so che su questo punto di vista la mia
credibilità è piuttosto sgangherata.
lunedì 12 ottobre 2015
Closer: Spaghetti Sci-fi!
Spesso nel nostro paese si sente
parlare di Made in Italy. Talvolta ci si sofferma sull'importanza di
esportare prodotti di qualità, il più delle volte però l'intero
discorso è concentrato sulla moda e sulla gastronomia. Nell'ultimo
periodo mi sono visto più volte avvilito pensando ai prodotti
d'intrattenimento che il nostro bel paese esporta nel mondo. Certo
Gomorra La Serie è stata una bella ventata d'aria fresca,
considerando che sotto il profilo tecnico, lo show ideato da Roberto
Saviano, è almeno un paio di spanne sopra a tutti gli altri prodotti
seriali della TV italiana.
Perché tutte queste ciance sulla TV
italiana? Molto semplice. Girando a caso su Youtube mi sono imbattuto
in un simpatico corto di fantascienza in lingua inglese intitolato
Closer. Mentre restavo affascinato dagli incredibili effetti speciali
utilizzati per girare un corto a basso costo, mi sono reso conto che
l'accento degli attori non era affatto quello di un madrelingua.
Spulciando un pochino nelle informazioni è saltato fuori che il
corto era totalmente italiano. Regista italiano, attori italiani,
produttori italiani, insomma un vero e proprio prodotto Made in
Italy.
Closer è uno short movie a limite tra
la fantascienza e la commedia. Luke e Sarah si trovano nel bel mezzo
di un bosco, intenti a campeggiare un po' di tempo tra gli alberi, ma
la loro idilliaca scampagnata verrà bruscamente interrotta da una
lotta interstellare tra un alieno simile ad un rettile e uno
decisamente più simile alla razza umana.
Il regista, Angelo Licata, non è
affatto alla prima esperienza, considerando la saga di Dark
Resurrection, una serie di film dedicati e ispirati a Star Wars. Su
Youtube è possibile recuperare i primi due film, mentre è in
produzione il terzo volume, di cui potete diventare produttori
partecipando alla campagna di crowdfunding di Rivera Film (casa produttrice di Closer). Nelle prossime settimane,
con ogni probabilità, recensirò i primi due volumi, anche perché a
giudicare dagli effetti speciali e dai costumi, veramente
incredibili, si prospettano davvero interessanti!
La trama di Closer è semplice, le
brevi battute studiate e mai ridicole, anche quando entra in gioco
una comicità piuttosto spiccia. Forse si potrebbe chiedere di più
solo sotto il profilo della pronuncia, ma sto andando veramente a
cercare il pelo nell'uovo. Gli effetti speciali sono veramente
pazzeschi, addirittura superiori a parecchi prodotti che fanno il
giro del mondo, grazie a produzioni gigantesche e all'aiuto di mamma
Hollywood!
Mi dispiace solo di aver trovato questo
gioiellino così tardi, il corto è infatti uscito circa due anni fa,
ma l'importante è che in un modo o nell'altro la mia fiducia in
questo paese sia sensibilmente aumentata!
Il discorso iniziale sulla TV italiana
non è un caso. Alzi la mano chi dopo aver guardato il corto, che vi
linkerò a fine post, non resti perplesso davanti a prodotti come
L'onore e il rispetto e Le rose di Eva. Ok, questi prodotti in Italia
vendono tanto, ma gli italiani non possono amare solo questo genere
di cose. In giro per il web è pieno di gruppi, pagine, forum, blog e
chi più ne ha più ne metta che trattano di fantascienza, fantasy,
horror e tanto altro. Mi chiedo come sia possibile che la
programmazione della TV italiana sia così cieca davanti alla
crescente comunità di appassionati di genere e di come possa
continuare a spingere in televisione prodotti come quelli
sopracitati.
Lo so, sono parole al vento, quello che
conta è vendere un prodotto e non soddisfare i telespettatori, certo
se si riuscisse a conciliare le cose sarebbe fantastico, ma a quanto
pare impossibile.
domenica 11 ottobre 2015
John Hays - Brutti, Sporchi e Cattivi
Sine Internetto ne cantantur recensiorum, più o meno, comunque sia sono stato senza internet, ma grazie ai cibernetici signori degli anelli sono di nuovo sul web(bbe).
Premetto che non sono un fan del
western, probabilmente perché sono nato nel 92 e non ho potuto
vivere gli anni d'oro del genere o semplicemente perché non mi è
mai andato veramente a genio.
Le mie uniche avventure nel mondo
western le ho vissute grazie a Bud Spencer e Terence Hill, con
qualche sporadico approccio al re incontrastato Clint Eastwood.
Assurdo che grazie ad una storia nata
grazie ad una etichetta indipendente di fumetti, arrivata poi al
grande pubblico grazie all'Editoriale Cosmo, mi sia galvanizzato a
tal punto da voler rimediare a questa mia pazzesca lacuna.
La vicenda, almeno per quanto riguarda
le prime quaranta pagine, è la solita. C'è tutto: ranger, nativi
americani, messicani, revolver, cavalli impazziti e tanto, ma
veramente tanto, piombo! L'ambientazione è quella tipica di un
western che si rispetti, ma John Hays nasconde molte delle sue
qualità migliori, almeno per quanto riguard la prima parte di
lettura.
I disegni di Des Dorides sono
semplicemente fantastici. Non lo nascondo, Des Dorides è il mio
disegnatore italiano preferito, ha un tratto unico e un giorno mi
piacerebbe tantissimo vederlo su una serie Image, tra le altre cose
sono l'orgoglioso possessore di un suo sketch (un corrugatissimo
primo piano di Battaglia). Adoro l'atmosfera che riesce a creare
nelle sue tavole e John Hays non poteva che diventare un piccolo
capolavoro grazie alla cupezza del suo tratto. Menzione speciale va
fatta alle pagine 46 e 47, eccezionali grazie all'utilizzo di un
inedito (almeno per quanto mi riguarda, ma io so ignorante!) effetto
fish-eye, un risultato stupendo che fa di quelle due pagine un vero
concentrato di azione.
Stefano Marsiglia e Michele Monteleone
hanno regalato a Des Dorides una sceneggiatura fantastica sulla quale
lavorare. Non sono riuscito a trovare un solo momento morto, anzi,
credo di non essere riuscito a fermarmi neanche un momento durante la
lettura.
I dialoghi non sono affatto forzati e
non ricadono nei soliti cliché. Qualcuno potrebbe farsi ingannare
dal vocabolario tipico del genere, ma d'altronde c'era da
aspettarselo. I personaggi sono tutt'altro che scontati e sono davvero tutti brutti sporchi e cattivi, soprattutto
per quanto riguarda i “VILLAIN”, anche se qui il concetto stesso
di villain è piuttosto controverso, tra le altre cose John Hays è esistito davvero e ci tengo a precisare che questo del fumetto è di gran lunga superiore all'originale!
Mi è piaciuta molto la scelta di
mettere in primo piano i rituali delle tribù dei nativi americani,
anche perché la figura del trickster, del metà uomo e metà
animale, è fondamentale nella loro cultura ed è uno degli aspetti
più interessanti di queste civiltà, come anche tutte le creation
story che si focalizzano sul mondo animale.
Se proprio dovessi trovare il pelo
nell'uovo direi che l'unica pecca di quest'albo è l'essere auto
conclusivo, almeno da quello che ho capito, mentre preferirei che gli
autori dessero vita ad una vera e propria serie ongoing, perché il
materiale visto in queste novantasei pagine è veramente molto
valido. “Eh, ma alla fine è un prodotto nato in un etichetta
indipendente, sai che schifezza!” Col cazzo! Anzi se fossi nei
panni degli autori spingerei per poter alimentare quella fiammella
che si accesa in tutte le persone che hanno apprezzato questo volume.
Se mi state leggendo, vi prego, continuate a scrivere storie su John
Hays (SPOILEEEEEROEIROEIRO) e su quello che resta dei suoi compagni!
Insomma in John Hays c'è tutto, se non
l'avete letto andate a recuperarlo immediatamente!
Concludo col dire che è il primo
fumetto western che io abbia mai letto e, se non dovesse mai uscirne
un seguito, probabilmente sarà anche l'ultimo, non me ne voglia Tex!
sabato 26 settembre 2015
The Taking of Deborah Logan (2014)
E Dopo aver aperto il blog e averlo
lasciato alla deriva per un po', finalmente mi sono deciso a postare
qualcosa.
Solitamente non guardo questo tipo di
film, non perché li considero prodotti mediocri, ma perché credo
che il genere abbia ormai detto tutto quello che c'era da dire.
Proprio quando mi ero ormai abituato
all'idea che le uniche pellicole degne di nota fossero The Blair Witch Project e la saga di Paranormal Activity (ovviamente non
tutta), il mockumentary horror è riuscito finalmente a stupirmi
positivamente!
Il film di cui voglio parlarvi è The
Taking of Deborah Logan. Film è del 2014 diretto da Adam Robitel, al
suo debutto come regista, ed è interpretato tra gli altri da Jill
Larson, Anne Ramsay, Michelle Ang, Ryan Cutrona.
Una troupe di ragazzi intenti a
registrare un documentario sugli effetti dell'Alzheimer riesce a
mettersi in contatto con la figlia di Deborah, un'anziana signora
affetta dalla malattia. La donna, a causa delle condizioni
economiche e della situazione della madre, accetta immediatamente la
proposta dei ragazzi, ignari dell'inquietante avventura che li attendeva.
La trama è semplicissima e, a primo
acchito, potrebbe anche sembrare la solita solfa, ma The Taking of
Deborah Logan riesce a scacciare questi dubbi fin dalle prime
battute. I personaggi sono vivi, non delle marionette di carne pronte
ad essere maciullate dal mostro di turno, riusciamo a percepire le
personalità dei ragazzi, la sofferenza di Sarah (la figlia di
Deborah) e soprattutto il disagio della povera malata.
Il film certo non è un capolavoro del
cinema moderno, ci sono infatti anche i soliti cliché di genere,
come per esempio il lavoro di montaggio delle videocamere all'interno
della casa con tanto di avvenimenti fuori dal comune, ma nonostante
tutto il film riesce a far passare queste piccole sbavature in
secondo piano.
Le finte riprese del
documentario riescono nell'intento di dare alla vicenda un tono
veritiero, sono sicuro che se fosse stato girato come un normalissimo
horror movie non avrebbe reso allo stesso modo.
Ben presto
l'Alzheimer verrà sostituito dal paranormale. Dalla malattia si
passa alla possessione. Deborah passa dall'essere la povera
vecchietta indifesa al divenire il mostro. Forse uno dei veri punti
di forza del film è la trasformazione della protagonista, un
cambiamento curato nei minimi dettagli e non solo grazie al
fantastico lavoro dei make up artist, ma anche grazie all'incredibile
interpretazione di Jill Larson.
La malattia e l'elemento
sovrannaturale crescono di pari passo e trasformano lentamente
Deborah, facendola quasi cambiare pelle, come se l'anziana donna
fosse un serpente.
Ho amato davvero tanto
l'attenzione che è stata data al processo di cambiamento, non solo
perché in qualche modo collega una volontà del tutto stilistica
alla trama, ma perché il passaggio da vecchietta a mostro ci fa
vedere più da vicino, anche se in modo assurdo e innaturale,
l'evolvere di una malattia così aggressiva come l'Alzheimer e di
come quest'ultima possa distruggere una famiglia.
È difficile trovare un
horror intento a voler trasmettere un messaggio, almeno ultimamente.
Un film che vi consiglio è Babadok, un'altra pellicola dell'orrore
che esula dalla mera suspense.
The Taking of Deborah Logan
oltre a trasportarci nel mondo delle possesioni e del macabro riesce
a trasmetterci il dramma di una famiglia colpita da un disgrazia come
l'Alzheimer. La vera marcia in più di questo film è la volontà di
raccontare qualcosa, dunque non solo quella di spaventarci con
qualche effetto speciale, ecco perché la pellicola di Adam Robitel
spicca in un genere dove il più delle volte la vera suspense è
creata dall'assurdo dubbio che si insinua nello spettatore: ci sarà
una sceneggiatura o no dietro quella porta?
domenica 13 settembre 2015
Eppure era un portento!
Conte di Mola |
Di solito tutto quello che riguarda l'informatica accade sempre per un preciso motivo. Non si è mai visto che un file scompaia perché la divina provvidenza così ha voluto, dietro ai Chi l'ha visto informatici si nasconde sempre una ragione, una fila di numeri infiniti scomparsi nel nulla a causa di una fila di numeri ancora più lunghi.
Eppure il mio vecchio blog in qualche assurdo e strambo modo è scomparso, per precauzione ho cambiato tutte le mie vecchie password, ma dubito che qualcuno abbia provato ad accedere ai miei profili, anche perché non ho foto ignudo sul Cloud e se pure fosse non sarebbero un grande spettacolo!
Fatto sta che il buon vecchio rentoportento.blogspot.com è scomparso, finito in quella lunghissima lista delle cose che ho perso e non lo dico per fare il romantico, ma perché perdo davvero un botto di roba.
Per essere corretti e fiscali c'è da dire che avevo abbandonato il blog da un paio di mesi, ovviamente a causa dell'università che continua a scavare nella mia anima, alla ricerca di quel poco di autostima e maturità che mi è rimasta.
Non avevo alcuna intenzione di ricreare lo stesso ambiente del vecchio rentoportento, soprattutto perché non sarebbe stato affatto lo stesso.
Conte di Mola è dove vivo. No, non è né un paesino né una frazione, è un vico. Mi piace molto la parola vico, la considero un parola del tutto napoletana, anche se così non è.
Non è solo il modo in cui viene chiamata un tipo di strada, piuttosto è una sorta di universo parallelo dove le cose che succedono nelle Vie, nelle Piazze e nei Corsi si capovolgono, si trasformano dando vita a creature incredibili come i pescivendoli ambulanti, le temibili vaiasse¹ e i centauri da scouter 50.
Il concetto è troppo astratto e controverso per poterlo capire appieno (a meno che voi non abbiate abitato in un vico!), io l'avrò sicuramente reso al peggio, ma per farla breve: ho scelto Conte di Mola perché è il posto da dove vengo ed è importante sapere da dove si viene, lo diceva anche Pascal!
"Chi mme piglia pe' frangesa
chi mme piglia pe' spagnola
ma so' nata 'o conte 'e Mola
e metto 'a coppa a chi vogl'i"²
ma so' nata 'o conte 'e Mola
e metto 'a coppa a chi vogl'i"²
1: Donna volgare e trasandata dalla dubbia cultura. Originariamente significava "serva"
2: "Chi mi scambia per francese, chi mi scambia per spagnola, ma sono nata al conte di Mola e mi metto al di sopra di chi voglio io"
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